Cedolare secca anche per i canoni commerciali

Pubblicata il: 23 Agosto 2022

Cedolare secca anche per i canoni commerciali

La pandemia e la “crisi ucraina” hanno peggiorato la situazione affitti. Anche il “cattivo” provvedimento governativo che ha bloccato gli sfratti, mettendo sullo stesso piano morosi “incolpevoli” e morosi “colpevoli” ha reso difficile la situazione di chi affitta, percependo da quella entrata una parte consistente e spesso esclusiva del proprio reddito. Oggi molti proprietari sono restii ad affittare per paura di non vedersi pagare il canone e di non poter più rientrare nella disponibilità del proprietà. Necessario quindi che venga applicata la legge in tema di sfratti che per altro l’Europa ci chiede.

In questa situazione servirebbe un provvedimento per il rilancio del settore immobiliare: un intervento normativo che estenda il regime della cedolare secca, attualmente limitata alle locazioni abitative e ai proprietari persone fisiche, anche alle locazioni commerciali. Oltre al rilancio del settore immobiliare contribuirebbe anche al rilancio del commercio, oggi afflitto da un convulso turnover e dalla crescita dello sfitto che spesso prende di mira intere zone del territorio che diventano preda di degrado e criminalità.

La cedolare secca per i locali commerciali, limitata al 21% come tassa forfettaria, ha avuto una sua breve vita, introdotta dalla finanziaria del 2019, è stata cassata nel 2021. Asppi chiede che la normativa per l’affitto dei commerciali subisca una sostanziale revisione, che prenda in considerazione i periodi di affitto che oggi sono limitati al 6+6 e anche valuti la possibilità di contratti di redigere concordati, così come avviene per il settore abitativo. Che consentano quindi una Cedolare secca del 10%.

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