LA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA EPDB (Energy Performance of Building Directive)

Pubblicata il: 28 Febbraio 2023

LA NUOVA DIRETTIVA EUROPEA EPDB

Come riqualificare ai fini del risparmio energetico il parco immobiliare dell’Unione Europea.
(Documento liberamente estratto dalla nuova Direttiva EPDB) 

Edifici energivori ed emissioni di gas serra; Nei paesi della unione europea gli edifici civili sono responsabili del 40% del consumo energetico totale e responsabili anche del 36% delle emissioni di gas serra prodotte dal predetto consumo energetico. Risulta evidente che, con questi presupposti, sia necessario ed urgente ridurre le emissioni al fine di combattere il cambiamento climatico e l’effetto serra e varare provvedimenti che siano al più possibile rapidi e ed efficaci quali il raddoppio del tasso annuo di ristrutturazione degli edifici incoraggiando gli adeguamenti dei fabbricati esistenti entro il 2030.

Finalità della nuova Direttiva EPBD (Energy Performance of Building Directive);
cos’è e quali obiettivi si pone; questa direttiva nasce per censire e monitorare il parco
degli edifici dell’Unione Europea e successivamente per dare a ciascun immobile un punteggio (rating) in merito alle caratteristiche delle prestazioni energetiche. Indicazione anche utile ai governi nazionali per diminuire i fabbisogni energetici del proprio parco immobiliare e ridurre in pratica le spese per le bollette dell’energia. Da molti anni, anche nel nostro paese, vige l’obbligo della certificazione energetica ed esistono vincoli di natura progettuale sia per le nuove costruzioni che per la ristrutturazione degli edifici esistenti.
La nuova Direttiva EPBD; riqualificazione del parco immobiliare dell’UE; Le misure degli Stati membri dell’Unione, come ad esempio gli Ecobonus e i Superbonus, introdotti nel nostro paese per le attività edilizie mirano alla riqualificazione del parco immobiliare; la direttiva EPBD è uno strumento in continua evoluzione che si propone, con i tempi necessari, ad eliminare gradualmente gli edifici che presentano prestazioni energetiche inadeguate; questa eliminazione può avvenire solo in due modi;
demolendo gli edifici privi di vincoli artistici/storici tecnologicamente desueti dove una riqualificazione non fosse conveniente (per limiti connessi con la natura dell’immobile e alle proprie caratteristiche costruttive);
riqualificando; gli edifici ad elevato consumo energetico, fissando delle soglie prestazionali atte a ridurre i fabbisogni e di conseguenza abbassare o eliminare anche le emissioni.

Gli obiettivi europei; Le nuove disposizioni prevedono di edificare per le nuove costruzioni, entro il 2028, esclusivamente edifici a “Zero Emissioni”. Invece per gli edifici esistenti si proroga il raggiungimento dell’obbiettivo “Zero Emissioni” entro il 2050. Per gli edifici pubblici di nuova costruzione si è fissato, per raggiungere “Zero Emissioni”, la scadenza del 2027. Per gli edifici ora in fase di ristrutturazione si è fissato, per raggiungere “Zero Emissioni”, la scadenza del 2032. Per quanto attiene alle ristrutturazioni l’Unione Europea ha introdotto nuove soglie di prestazione energetica minima in base alle quali si dovrà riqualificare il 15% del parco immobiliare meno efficiente di ciascun stato membro; in pratica gli edifici con (APE attestato di prestazione energetica) di Classe G dovranno rientrare in Classe F in due tappe; entro il 2027 per edifici non residenziali ed entro il 2030 per quelli residenziali.

La nuova Ditettiva EPBD; i check-point intermedi; Al fine di verificare il corretto e
progressivo stato di avanzamento della riqualificazione energetica del parco edifici residenziali nazionali ci saranno nuovi momenti di verifica denominati “check point”;
entro il 2030 la prestazione energetica più bassa dell’intero parco immobiliare residenziale dovrà rientrare nella Classe E;
entro il 2033 la prestazione energetica media dell’intero parco immobiliare residenziale dovrà rientrare nella Classe D;
entro il 2040 la prestazione energetica media dell’intero parco immobiliare residenziale dovrà essere uguale ad un valore nazionale unificato (ancora da stabilire) che sia coerente al percorso verso la conversione a “Zero Emissioni” di tutti gli immobili residenziali nazionali ad eccezione degli edifici storici, per il culto, le seconde case e quelle con superficie inferiore ai 50 metri quadrati.

La nuova Direttiva EPBD; Cosa cambierà negli APE; La novità rilevante per gli APE (attestati di prestazione energetica) sarà la comparsa della nuova Classe “A0” corrispondente a “Zero Emissioni” che si aggiungerà alle classi energetiche già note. Si ventila anche l’ipotesi di assegnare un “+” alle “classi A0” per gli edifici che, oltre ad aver conseguito “Zero emissioni” offrano un ulteriore contributo, alla rete energetica nazionale, prodotto localmente tramite fonti energetiche rinnovabili quali il fotovoltaico. Si discuterà in futuro anche sull’eventualità, che si spera non venga approvata, di sottoporre all’obbligo di produrre un nuovo APE ad ogni rinnovo dei contratti d’affitto. Molto probabilmente tutti gli edifici pubblici saranno obbligati ad esporre la targa energetica. Inoltre dovranno  dotarsi di un APE a prescindere dal loro stato di fatto.

La nuova EPBD; Il passaporto di ristrutturazione; La proposta di revisione dell’EPBD introduce anche una novità assoluta; il cosiddetto “passaporto di ristrutturazione” documento previsto, come ausilio ai proprietari, per pianificare interventi graduali fino ad azzerare le emissioni dell’immobile. La Commissione Europea invita inoltre i stati membri a considerare le ristrutturazioni delle norme in materia di finanziamento pubblico e privato; questo poiché a partire dal 2027 non potranno più essere erogati incentivi per installare generatori alimentati a combustibili fossili. Gli stati membri avranno anche la facoltà di vietare l’uso dei combustibili fossili negli edifici.

Questo in sintesi l’ultimo aggiornamento della Direttiva; detta direttiva, per diventare definitiva, dovrà passare prima, al vaglio della sessione plenaria di marzo del Parlamento Europeo e, successivamente sarà al centro dei negoziati con il Consiglio della Unione Europea, dove i ministri competenti degli Stati membri avranno l’ultima parola.

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